Camminare e correre sono esercizi corporali, invece si chiamano esercizi spirituali "i modi di disporre l'anima a liberarsi di tutti gli affetti disordinati e, una volta eliminati, a cercare e trovare la volontà divina" nella propria vita per la salvezza dell'anima. Così scrive sant'Ignazio di Loyola ed è proprio ciò che è avvenuto dal 21 al 25 agosto durante gli esercizi spirituali degli Associati Servi della Sofferenza tenuti a san Giovanni Rotondo.
Immersi in un clima di gioiosa fraternità, in un'armonica alternanza di momenti di preghiera, meditazioni dei sacerdoti, approfondimenti della Parola di Dio e dello statuto, abbiamo vissuto momenti di grande serenità nello spirito e di esultanza del cuore. È difficile, infatti, spiegare la gioia, dolce e soave, che si prova nel ritrovarsi in famiglia con fratelli che provengono da tante parti del mondo. È la bella e condivisa consapevolezza di non avere solo una famiglia naturale, ma anche una famiglia spirituale, su cui contare, con cui condividere gioie - che manifestate si moltiplicano - e croci - che raccontate si dimezzano.
"Santificarsi per santificare" è stato il tema di questi esercizi. La via della santità è unica: l'imitazione e la sequela di Cristo,che si esprime in tanti carismi, tra cui il servizio alla sofferenza. Gli impegni di un associato sono mezzi di santificazione, sono intrisi di grazia per santificarci e per metterci al servizio degli altri.
I momenti di grazia si sono amplificati durante le messe con i riti di ammissione al tempo di prova, alle promesse temporanee e definitive, perché è lì che ogni associato ha rinnovato la propria adesione alla chiamata di Dio alla santità e a vivere il carisma unendosi alla missione di Padre Pio, "riconoscendo la propria debolezza - come ha ricordato S.E. mons. Giuseppe Russo - e affidandola a Dio".
L'immancabile presenza di tanti fratelli provenienti da paesi esteri, Irlanda, Repubblica Ceca, Svizzera, Spagna, Gran Bretagna come sempre ci sprona ad essere testimoni coraggiosi di un carisma che certamente durerà sino alla fine del mondo, perché così ha detto il Padre e perché in fondo "ci sarà sempre una sofferenza da servire, ci sarà sempre una sofferenza da offrire".