Gli Associati intorno al Padre

Scritto il 17/01/2025
da Alessandro Bramanti

La devozione del Padre a Santa Maria Maddalena è ben nota e le parole con cui parlava della sua conversione e del recupero totale del suo passato burrascoso hanno dato speranza a molti convertiti. Diceva però, sempre il Padre, di essere colpito soprattutto dal fatto che la Maddalena preferisse cercare, la mattina della domenica, la persona che più aveva amata benché la credesse ormai definitivamente morta. Lo riteneva forse il tratto più significativo del suo amore: preferire Cristo, morto, a ciò che di apparentemente più vivo c’era nel mondo - le cui trappole peraltro non le erano sconosciute.
“Molti di noi qui sono stati ripescati dal Padre”, mi dice giustamente un confratello Associato seduto vicino a me sulla panca. Almeno in questo, alla Maddalena, assomigliamo. C’è da chiedersi cosa stiamo cercando oggi, in questa sera del 16 gennaio 2025, due giorni dopo la sua scomparsa, se si può dire,  e due prima delle esequie ufficiali. La risposta in sé stessa è chiara; meno facile trovare le parole giuste per esprimerla, mentre butto giù queste prime righe in una nota sullo smartphone, il mio consueto taccuino degli appunti, che ora devo rimettere in tasca perché inizia la Messa.

E ora che la Messa è finita, ed era una Messa rivolta particolarmente a noi, Servi della Sofferenza Associati, forse le parole hanno preso un po’ più di forma.


Il Padre ha seguito molti in ogni tipo di cammino vocazionale inclusi fidanzati e sposati, ha ricordato Eliana, la Presidente, nel saluto iniziale. Ci ha liberati in molti e spesso dalla lebbra del peccato e ha creduto in tutti noi, ha aggiunto don Giuseppe, il Moderatore, nell’omelia.
È così. 
Con la parola dirigeva, con la confessione ridava a noi e alla nostra vita la dignità che noi stessi avevamo offuscato, quando non deturpato, con le nostre scelte sbagliate. Si scendeva dalla macchina a San Giorgio pesanti, si risaliva leggeri. Si arrivava complicati, si andava via semplici.
Si approdava al Padre con l’impressione che la vita fosse diventata un groviglio di fragilità e problemi, si ripartiva avendo ripreso coscienza della dignità di noi come creature e della vocazione che avevamo liberamente abbracciato, qualunque essa fosse, con dentro la speranza che prima era affievolita (in noi: in lui, mai).

Questo vale per tutti noi qui, stasera.
Poi è chiaro che i ricordi personali cominciano a fluire.
Per me risalgono all’ormai lontana estate del 1999, non ancora trent’anni fa ma ormai più vicini ai trenta che ai venti, giorno 13 agosto perche quelle date si segnano. Venerdì. Ore tra le otto e venti e le otto e trenta del mattino. 
La conversione, lo sciogliersi istantaneo di dubbi paralizzanti, la scoperta della vocazione al matrimonio (e con chi) nel giro di pochissimi giorni. 
Poi, nei mesi successivi, la scoperta della chiamata al servizio alla sofferenza. 
Il Padre mi aveva indicato una strada senza darle un nome, la strada era affascinante, poi si scopriva che era un carisma e il nome ce l’aveva e veniva naturale abbracciarlo. 
L’Associazione non esisteva ancora e se avessimo saputo quanti altri anni avrebbe impiegato a nascere (nove) forse ci saremmo scoraggiati. La si attendeva sperando che fosse dietro l’angolo e intanto imparando ad attendere, come il Padre, la cui vita è stata riempita di attese.

Ma per tornare alla domanda centrale, cosa stiamo cercando qui.
Direi: quello che trovavamo prima.
Non c’è Associato (o, se è per questo, figlio spirituale, quale che sia il suo stato di vita) che, incontrandolo in questi giorni, non dica “io il Padre lo sento vivo e più presente di prima”. Io tra tutti questi. Siamo qui a S Giorgio per lo stesso motivo per cui venivamo prima, e sapendo che d’ora in poi i vincoli di spazio saranno ancora meno stringenti di prima - e già prima lo erano poco.

Le modalità cambieranno. Però ricordo il Padre che raccomandava a chi aveva conosciuto Padre Pio in vita di non attaccarsi a sentimentalismi nostalgici per i bei tempi andati, perché questo avrebbe potuto creare la pericolosa illusione di seguirlo senza in realtà fatti concreti - come qualcuno che si sentisse soldato solo perché sa fischiettare qualche vecchia canzone di guerra.
Quindi, se proprio devo attaccarmi ad un ricordo, ripenso alle tante volte in cui, con la sua voce forte e un ritmo di parola leggermente accelerato per spronare, (mi) ha detto “non guardarti indietro, cammina avanti!”




WhatsApp & Instagram Share Buttons