Cura della Parola di Dio e delle relazioni, amore alla Chiesa. Seconda parte dell'intervista a S. E. Mons. Giuseppe Russo

Scritto il 15/04/2024
da Sara Scatena & Flavia Radice

Sara: Sicuramente anche Papa Francesco ti ispirerà molto nel tuo ministero, ma tu hai già delle figure di riferimento a cui ti ispiri per il lavoro che fai e farai in Diocesi?
Mons. Russo: In realtà non mi pare di avere delle figure di riferimento chiare di ispirazione. Invece, come ho già avuto modo di dire in alcune occasioni, credo molto nel metodo del confronto. Quindi ho delle figure per esempio di vescovi amici di cui mi fido e a cui certamente mi riferisco per imparare, per imparare a fare il vescovo. Con alcuni di loro mi sono confrontato e certamente mi confronterò ancora in ordine ad alcune scelte e approcci. Quindi non ci sono delle figure forti di riferimento ma un po’ guardo in generale all’episcopato, ad alcuni in particolare, alcuni vescovi che conosco e di cui mi fido.
Sara: Ora, la quotidianità: come sta cambiando e come pensi che cambierà?
Mons. Russo: La vita quotidiana cambia perché l’agenda si riempie di appuntamenti, sia negli incontri personali con i sacerdoti ma anche con tanta altra gente che chiede di parlare col vescovo e sia nell’incontro con le comunità. La mia vita quotidiana non cambia invece in ordine alla parte più spirituale e quindi il confronto con il mio cammino di fede, con la parola di Dio, con la Chiesa e l’impegno nella preghiera. Cambia perché so che essendo vescovo sono più esposto, sono più guardato e divento inevitabilmente un punto di riferimento. Quindi cambia il senso di responsabilità. Ogni momento, senza fare enfasi – perché sapete che le enfasi non mi
piacciono... però è vero – sai che non sei più quello di prima. Perché sei pastore per tutto il gregge, quindi sei un riferimento. Allora devi rimanere semplice ma anche consapevole di quanto sia importante la testimonianza che passa attraverso le parole e i gesti. Cambia anche perché avverto la necessità di essere ancora più informato sia in ordine a ciò che accade nel mondo e in particolare al territorio della diocesi, sia nella Chiesa e in ordine alla dottrina, alla teologia, alla morale, alla liturgia. C’è un’attenzione maggiore, una proiezione a riuscire a organizzare la tua giornata quotidiana in modo tale da mettere insieme la disponibilità all’ascolto, alla relazione e
nello stesso tempo l’impegno all’aggiornamento, allo studio, alla preghiera, alla preparazione spirituale.

Sara: Quindi, nella tua attenzione alla Diocesi, cosa hai più a cuore che vorresti trasmettere?
Mons. Russo: Nella celebrazione di inizio del ministero in Diocesi ho enunciato tre cose che mi stanno a cuore: la cura della parola di Dio, nell’annuncio, nella proclamazione, nella meditazione, nel creare le condizioni di accoglienza personali e comunitarie. Questo significa curare attraverso percorsi formativi, il modo con cui la parola viene proclamata e aiutare la gente a stabilire un rapporto di maggiore familiarità e intensità con la Parola. Quindi mettersi alla scuola della parola di Dio in modo serio perché soltanto al Parola ci può veramente trasformare, guidare, illuminare.
Poi l’amore alla Chiesa in due caratteristiche fondamentali e attuali: la sinodalità e la collegialità. Quindi camminare insieme e ascoltarci. Il mio sforzo personale ad ascoltare veramente il clero, non prendere mai alla leggera, non sminuire, con serenità, semplicità e pazienza. Quindi poi bisogna discernere, elaborare, confrontarsi e decidere per quello che è possibile insieme. Collegialità vuol dire maggiormente condividere le decisioni soprattutto con i collaboratori, all’interno della diocesi ma anche confrontarsi con gli organismi e i ruoli che nella Chiesa sono attivi autorevolmente a cui si può attingere sapienza, esperienza. Quindi parlo della CEI, la Segreteria Generale della CEI, la Presidenza ma nello stesso tempo in particolare il Dicastero dei Vescovi e altri dicasteri
competenti.
La terza cosa è la relazione, la cura delle relazioni. Al termine del ritiro dei sacerdoti ho detto: «Vorrei provare veramente  a fare un cammino con voi col sorriso nell’amicizia, nel volerci bene. Non sempre sarà possibile assumere decisioni che mettono d’accordo tutti, che sono favorevoli, piacevoli a tutti, ma ciò non dovrà pesare sulla nostra relazione, sull’amicizia. Realizziamo insieme un cammino di Chiesa bello, un cammino di Chiesa felice, all’insegna del sorriso e dell’amicizia. Questo farà crescere la nostra fede.».

Queste sono le tre cose: parola di Dio, Chiesa, relazione.


Sara: Siamo alla fine: una domanda che non ti abbiamo fatto ma che ti piacerebbe che ti chiedessimo?
Mons. Russo: Una domanda potrebbe riguardare gli affetti umani. Tu prima mi hai chiesto dell’Istituto. L’Istituto non è soltanto spiritualità ma soprattutto, per l’esperienza così lunga, significa volti, persone, episodi infiniti di incontro, di ascolto, di abbracci, relazioni, affetti. Affetti belli. Così come gli affetti che vengono dalla famiglia o dall’amicizia. Ecco: gli affetti umani belli che hanno contribuito e continueranno a farlo a dare sicurezza alla mia vita, anche mentre esercito il ministero episcopale. Questi affetti sono così importanti nella vita di ognuno di noi.
Questa è la domanda che mi sarebbe piaciuto ascoltare. Me la sono fatta e la risposta è che li conserverò come un dono prezioso del Signore e della vita. E tu ti aspettavi che io facessi questa domanda?
Sara: No, sinceramente no!

Grazie Eccellenza e buon cammino.







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